Se nella vostra mente la PAROLA DIVISA è associata unicamente a quella dei militari o dei carcerati, questo articolo fa proprio al CASO VOSTRO!”

 

Avete mai pensato che L’ABBIGLIAMENTO CHE SCEGLIETE per andare a lavoro sia capace

di RACCONTARE QUALCOSA DI VOI? Pensare alla comunicazione solo come allo scambio verbale di frasi, più o meno corrette dal punto di vista grammaticale e composte da termini più o meno ricercati, è sicuramente riduttivo e rischioso ai fini dell’efficacia comunicativa.

Dovete pensare che, VOLENTI o NOLENTI, anche STANDO ZITTI CONTINUIAMO A INVIARE MESSAGGI, e lo facciamo attraverso DUE LIVELLI COMUNICATIVI, che vanno al di là del semplice significato delle parole che pronunciamo.

Oltre a un LINGUAGGIO VERBALE abbiamo infatti:

– Un LINGUAGGIO PARAVERBALE costituito dal tono, dal timbro, dalle pause, dal volume e dalla velocità che usiamo nell’esprimere un pensiero a voce alta.

– Un LINGUAGGIO NON VERBALE dato dai movimenti, dalla gestualità, dalla postura che assumiamo, dallo spazio occupato dal nostro corpo quando parliamo, e dalla cura che abbiamo del nostro aspetto esteriore.

La scelta della DIVISA rientra nel linguaggio NON VERBALE e posso assicurarvi che non è un tema nato nei giorni nostri, HA UNA STORIA molto più LUNGA di quanto voi possiate immaginare, che getta le proprie basi intorno al 1300, periodo in cui il MEDIOEVO con le sue restrizioni e morigeratezze (persino l’abbigliamento dell’uomo e della donna erano molto somiglianti) è abbandonato per una modernità sempre più incalzante.

Nasce proprio nel Medioevo l’idea che scegliere un particolare abbigliamento è indispensabile PER

COMUNICARE L’APPARTENENZA A UNA CERTA CLASSE SOCIALE. A quei tempi i più abbienti indossavano delle vesti fatte da tessuti pregiati, lavorate e colorate, abbellite da ornamenti e accessori ricercati, e calzavano scarpe fatte in cuoio perché questo avrebbe facilitato il PRENDERE LE DISTANZE DALLE CLASSI POVERE, per lo più costituite da contadini, ma anche da lebbrosi e da meretrici che indossavano indumenti semplici, fatti da tessuti scadenti e che ai piedi portavano zoccoli o pianelle.

Con l’arrivo della PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, che inizia nella seconda metà del 1700 e che continua fino agli ultimi decenni del 1800, c’è il passaggio da un’ economia basata prevalentemente sull’attività agricola a una in cui la produzione e il commercio iniziano a dilagare. Molti braccianti diventano operai e questa riconversione professionale fa nascere un’esigenza ben precisa: indossare un abbigliamento robusto e resistente. Qualche anno dopo, anche l’aspetto igienico diventa di fondamentale importanza nella scelta dell’abbigliamento da lavoro.

E’ con l’arrivo del 1900 che le DIVISE diventano un MEZZO PER RICONOSCERE velocemente all’interno di una stessa azienda, sia la POSIZIONE DI UN DIPENDENTE nella gerarchia interna, sia la MANSIONE SVOLTA. Avrete sicuramente sentito parlare in tv di “COLLETTI BIANCHI” e di “COLLETTI BLU”. Sono modi di dire usati per individuare due classi lavorative diverse: i primi indicano la classe dirigenziale che, non sporcandosi le mani può permettersi di indossare la camicia bianca, i secondi indicano invece gli operai che svolgono un lavoro manuale e che vestono quindi una divisa più scura, di colore blu.

Dopo questa breve “panoramica storica” sull’origine della divisa, ritorniamo ai giorni nostri: possiamo osservare che in molti casi gli indumenti di lavoro non rispondono solo a esigenze legate alla sicurezza e all’igiene. L’ABBIGLIAMENTO scelto per il lavoro ha acquisito infatti una funzione comunicativa che ha come obiettivo quello di trasmettere in maniera CHIARA e RICONOSCIBILE L’IMMAGINE aziendale.

A questo proposito voglio parlarvi di come alcuni noti personaggi dell’alta società e del mondo imprenditoriale abbiano deciso di indossare qualcosa di preciso per comunicare uno stile di vita, un ideale o una filosofia aziendale.

STEVE JOBS

Se vi chiedessi di ricordare la sua persona sono sicuro che vi ritornerebbe in mente l’immagine di lui con indosso degli occhiali rotondi, un DOLCEVITA NERO, un paio di jeans blu, e delle sneakers chiare ai piedi. Jobs aveva forse poca fantasia nello scegliere i propri capi di abbigliamento? No, la sua decisione era legata a uno scopo ben preciso che vado subito a spiegarvi.

Nei primi anni Ottanta, durante una delle sue visite alla Sony in Giappone, notò che tutti i dipendenti delle fabbriche indossavano la stessa uniforme (giacche di nylon con maniche rimovibili) e chiedendo le ragioni di questa scelta scoprì che l’azienda nel dopoguerra si era sentita in dovere di dare ai suoi lavoratori qualcosa con cui vestirsi dignitosamente. Grazie a questa decisione, si era creato un forte legame tra lavoratori e azienda, e l’idea era sembrata così geniale a Jobs, che provò a creare un simile rapporto anche all’interno della Apple. Contattò quindi lo stesso stilista che aveva disegnato le uniformi della Sony, Issey Miyake, ed egli propose a Jobs diverse tipologie di divise. Quando Jobs le mostrò ai dipendenti della Apple, spiegando quanto sarebbe stato bello indossare un’unica uniforme, ricevette solo critiche: la proposta era stata un completo fallimento, l’idea non piaceva a nessuno. Egli iniziò a pensare sempre più insistentemente alla possibilità di ideare, con l’aiuto di Miyake, una divisa personale da poter utilizzare a lavoro e nella vita di tutti i giorni, che potesse essere pratica e soprattutto CAPACE DI RACCONTARE UNO STILE BEN PRECISO. Optò quindi per uno dei dolcevita disegnati dallo stilista e se ne fece fare un centinaio, riguardo alla decisone di farne un numero così elevato, disse nel corso di un’intervista “ … in questo modo ne ho a sufficienza per il resto della mia vita”. La scelta del suo abbigliamento rispondeva perfettamente allo STILE E AI VALORI CHE LA SUA AZIENDA VOLEVA COMUNICARE: praticità, minimalismo e risparmio di tempo, tecnologia “facile”: una perfetta contrapposizione allo stile “giacca e cravatta” tipico degli uomini d’affari e riconducibile ad esempio al BlackBerry.

JACQUELINE KENNEDY

Moglie del Presidente degli Stati Uniti John Kennedy prima, e dell’armatore greco Aristotele Onassis poi, è ancora oggi CONSIDERATA ICONA DI STILE ED ELEGANZA SENZA TEMPO. Il suo stile, sobrio ed elegante, con tailleur firmati Chanel e abiti a pois mai sopra al ginocchio, capelli sistemati sempre allo stesso modo, era portavoce di un messaggio politico e sociale chiaro: raffinatezza, classe, compostezza ma anche apertura verso i Paesi esteri (spesso la scelta ricadeva su vestiti di stilisti francesi), e patriottismo (i gioielli Tiffany che amava indossare erano made in USA). Molte first lady che l’hanno succeduta, hanno preso spunto dal suo stile per ricrearne uno altrettanto sofisticato e indimenticabile.

BARACK OBAMA, MARK ZUCKERBERG, ALBERT EINSTEIN

Un ex presidente degli Stati Uniti, un giovane imprenditore e uno scienziato legati da uno stesso pensiero sull’abbigliamento da scegliere: indossare sempre la stessa tipologia di abiti rende la vita meno complicata ed evita che il tempo venga sprecato dietro dettagli di poco conto come la decisione dell’abito da usare a lavoro. Secondo la loro filosofia “ci sono cose più importanti a cui pensare rispetto ai vestiti” e prendere una decisione poco importante “erode la capacità di prendere quelle successive e più importanti”. Ecco allora che il primo indossa solo abiti grigi o blu, il secondo solo t-shirt grigie, jeans e ciabatte dell’adidas, il terzo vestiti grigi abbinati a sandali originali (d’estate).

ANNA WINTOUR

Direttrice di Vogue America dal 1988, è uno dei personaggi più amati e temuti del mondo della moda. Capelli rigorosamente a CASCHETTO e con frangia, maxi OCCHIALI NERI, COLLANA GIROCOLLO fatta di pietre colorate: impossibile vederla senza, e il suo stile resta così … inconfondibile!

In uno dei miei vecchi articoli parlavo di come fosse importante la PRIMA IMPRESSIONE e di come questa possa farci formulare un GIUDIZIO ISTANTANEO su una persona. Sapendo dell’esistenza di questa dinamica, possiamo INFLUENZARE QUESTO GIUDIZIO in modo positivo partendo proprio dalla SCELTA DELLA DIVISA. Per DIVISA POSSIAMO INTENDERE un insieme di elementi come l’abbigliamento, gli accessori, l’acconciatura dei capelli, il trucco, che combinati tra loro in modo armonico creano uno stile, permettono di essere identificati e favoriscono il POSIZIONAMENTO DELL’IMMAGINE AZIENDALE.

Il vostro ABBIGLIAMENTO DA LAVORO DEVE RAFFORZARE la VOSTRA BRAND IDENTITY e per questo deve essere:

COERENTE: la divisa deve rispecchiare la vostra personalità in generale e il vostro lavoro in particolare, nonché i valori e la filosofia aziendale che volete trasmettere.

PREVEDIBILE: la divisa deve dare, alle persone che arrivano nel vostro centro, la sensazione di conoscervi anche prima di iniziare a parlare. Se il vostro centro è arredato in stile country e la vostra insegna ha un cappello da cowboy disegnato, è impensabile che voi scegliate delle divise “stile geisha”. Se il vostro centro è arredato in stile giapponese e se i colori che avete scelto insieme alla vostra insegna, richiamano l’oriente e la filosofia zen e sono tutti orientati verso i toni del crema, del ciliegio e del bianco, non potete di certo vestirvi con divise fuxia o a pois.

MEMORABILE: l’abbigliamento non deve subire nel tempo grossi stravolgimenti perché è la continuità nella scelta dello stile che porta a essere ricordati.

IDENTIFICANTE: le clienti devono poter individuare subito voi e le persone che lavorano nel vostro istituto. Pensate ai tantissimi impieghi qualificati che richiedono l’utilizzo di una divisa, impossibile non riconoscere al primo colpo d’occhio un infermiere entrando il un ospedale, uno chef entrando in un ristorante, un poliziotto entrando in una caserma e via dicendo. Se pensate che il potervi subito individuare sia poco importante state svilendo, voi per prime, la vostra professione.

PULITA: se è vero che la divisa è nata tra le altre cose, anche per garantire un certo livello di igiene, dovete assolutamente indossare capi non sgualciti, senza macchie, senza residui di cera appiccicati (soprattutto se sono le 9.00 del mattino e avete appena aperto!). La cliente formulerà un giudizio sulla vostra professionalità in base all’aspetto che avete, alla qualità del servizio che offrite, alla pulizia degli ambienti e a quella degli attrezzi che utilizzate!

Voglio concludere dicendo che indossare una divisa sicuramente uniforma le persone, ma al tempo stesso le differenzia da chi non la porta, e questo in un’attività come la vostra è fondamentale. Ancora oggi nei PIÙ PRESTIGIOSI COLLEGE AMERICANI, dove per accedere bisogna superare test d’ingresso estremamente selettivi, vengono utilizzate delle uniformi scolastiche non tanto per rispondere agli ideali di uguaglianza, ma piuttosto per diversificare quegli studenti da chi non ha avuto la possibilità e/o la capacità di accedere a quell’istituto.

Ricordate che la DIVISA altro non è che il MANIFESTO DEL MESSAGGIO PUBBLICITARIO che vogliamo trasmettere al mondo intero e che comunica:

– La nostra filosofia

– Il nostro modo di essere

– Quello che facciamo e il modo in cui lo facciamo

– La nostra promessa di valore

Se non avete ancora una divisa che risponde alle caratteristiche di cui vi ho parlato, non pensate sia ARRIVATA L’ORA DI indossarne una e di iniziare a CREARE IL VOSTRO STILE UNICO E RICONOSCIBILE?

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